Primo turista in Iraq: perche' no?

09/02/2009 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Dopo l'invasione USA dell'Iraq senza l'approvazione delle Nazioni Unite, nel 2003, nessun turista aveva visitato Baghdad e dintorni. Secondo il New York Times, il primo inatteso turista in Iraq dopo la guerra e' l'Italiano Luca Marchio, 33 anni, di Como, che e' andato in Egitto, poi in Turchia, e da li' e' entrato nel Kurdistan, in Iraq, via terra e con un visto di dieci giorni in tasca. Ad Erbil (Irbil), la capitale del Kurdistan, Marchio ha preso un taxi che l'ha portato a Baghdad, 200 chilometri piu' a sud. Il tassista avra' probabilmente guadagnato in un giorno quel che di solito porta a casa in un paio di settimane.

Arrivato a Baghdad il turista inatteso si e' presentato all'hotel Coral Palace, dove ha ottenuto una stanza nonostante le perplessita' del personale della reception. Quali perplessita'? "Sono un turista, Baghdad e' una citta' vecchia di dodici secoli e a me la storia interessa, questo e' un albergo, qual'e' il problema?", avremmo detto noi, se avessimo avuto fegato sufficiente per fare un viaggio simile. Probabilmente in albergo non si vedono spesso degli europei o americani senza occhiali neri, muscoli palestrati, rigonfiamento a forma di Glock (o di Beretta) e valigiette ventiquattr'ore. Tiriamo ad indovinare: se Luca Marchio e' un viaggiatore normale, avra' avuto pantaloni di colori che mostrano poco lo sporco, con tasche extra, bagaglio ridotto (magari uno zainone con uno zainetto piccolo per escursioni locali), una macchina fotografica compatta in un tascone dei pantaloni, e - se e' vero che e' un giornalista, come dicono vari siti - un piccolo computer portatile o tanta carta. Ma stiamo divagando.

Sono a Baghdad, ho trovato una camera, si sara' detto il nostro connazionale. I passi successivi saranno stati quelli che quasi tutti facciamo arrivando in una destinazione interessante: addocchiare posti dove sia possibile mangiare o acquistare cibo, e poi dirigersi verso i punti piu' interessanti della citta' per vedere, apprezzare, conoscere. Poi, col buio, il ritorno in albergo, perche' andare a Baghdad va bene, ma girare di notte nella capitale irachena potrebbe essere rischioso.

Il giorno dopo, probabilmente meta' Iraq - e tutti i membri delle varie intelligence - sapeva della presenza di Luca Marchio, che stava andando a Falluja in autobus. Un autobus di linea per i quaranta chilometri da Baghdad a Falluja. Mi ricorda Guccini, che cantava "Se devo emigrare in America, come mio nonno, prendo il tram". Con la differenza che il tram di Guccini non sarebbe passato in zone sorvolate da A-10 americani con cannone GAU-8 da 30mm e piloti col dito sul grilletto della cloche.

Immaginatevi la scena. "Noooo, non prenda il bus per Fallija, e' pericoloso!", dice il personale dell'albergo. "Perche', l'azienda degli autobus fa poca manutenzione? O ci sono scippatori a bordo? Sara' mica che gli autisti fregano sul resto, eh?", avremmo risposto noi, e magari cosi' ha risposto anche Marchio.

I poliziotti di Falluja che hanno fermato il turista avranno dovuto consultare il loro codice civile e penale, per trovare una ragione per bloccare Marchio. O forse hanno semplicemente chiesto al primo marines che hanno trovato, e quello avra' detto loro che non servono ragioni o leggi, e che i turisti in Iraq non possono circolare ("Signor Marine, le mie prossime tappe sono Siria, Iran, Afghanistan, l'isola di Diego Garcia, la Corea del Nord, e poi un bel salto fino a Cuba. E magari poi scrivo anche un libro sulla School Of the Americas e sui torturatori sudamericani che sono andati a scuola dagli statunitensi"... no, rewind, qui parliamo di fare del turismo, non di diventare martiri a causa della lingua troppo lunga!).

Polizia irachena, marines statunitensi, giornalisti locali e stranieri, rappresentanti dell'Ambasciata italiana di Baghdad. C'erano tutti, neanche fosse stata la conferenza stampa per l'arresto di Toto' Riina. Ma han beccato un turista, mica capita tutti gli anni, eh!". Dev'essere uno dei primi casi in cui uno (uno come me, come te, non uno speciale, ricco, protetto) decide di visitare un Paese non ancora "pacificato" dopo una guerra, viaggiando senza tanta pubblicita' e senza protezioni in alto, e si trova bloccato da polizie ed eserciti.

E s'e' beccato pure dell'ingenuo, probabilmente per essere andato in Iraq e aver fatto cose che gli iracheni fanno ogni giorno. Dall'Italia e' andato in Egitto, ha raggiunto la Turchia, ha ottenuto un visto di dieci giorni per l'Iraq, dove ha trovato un hotel aperto e ha ingaggiato una guida locale. Alla faccia dell'ingenuita'! Se Luca Marchi volesse collaborare al nostro sito e dare consigli su come organizzare e come mettere in pratica un viaggio, sarebbe il benvenuto.

Per chi volesse visitare l'Iraq, un sito legato al governo australiano ha pubblicato una lista di hotel aperti a Baghdad e altrove in Iraq, eccola:

- Sheraton: $70-80
- Al Hamra Hotel: $70/notte, Tel. +964 1 778 1805
- Palestine Hotel: $70/notte, Tel. +964 1 747 0675
- Babylon Hotel: $64 camera singola, $84 camera doppia, Tel. +964 1 778 1964
- Al Hammurabi: $50
- Kindeel: $45-50
- Cedar Hotel: $90 per un appartamento
- Coral Palace: $90 camera singola, $100 camera doppia. Tel. +88 216 2112 4455
- Sultan Palace: $45-55
- Rimal Hotel: $130
- Sebel Hotel: $60
- In Kirkuk: Qasr Kirkuk: $40



Link: New York Times
Argomenti: guerre, Iraq, Medio Oriente, personaggi, Wanderlust

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