Altri tre giorni di lavoro a Londra

Camminare, prendere l'autobus, la metropolitana, il treno: il rito della "commute" in Inghilterra

15/07/2015 | Di Claudio_VL | Commenti: 2

Altri tre giorni di lavoro a Londra. Contro la mia volontà? No, non ho una pistola puntata alla tempia, non mi caricano a forza sui treni della Piccadilly Line, non tengono in ostaggio la mia famiglia o i miei animali ("risolvi il problema d'integrazione con SharePoint, oppure il tuo Terrier si gioca la coda").

Ho altri tre giorni di lavoro a Londra. Meglio che un pugno in faccia, meglio che essere disoccupato, meglio che non avere i soldi per pagare il mutuo della casa. Meglio che un lavoro sottopagato, faticoso, pericoloso. Meglio che dover andare all'estero in cerca di lavoro. Ah, già: quello l'ho già fatto.



Tre giorni di lavoro a Londra, poi le vacanze. Non pagate, com'è ovvio per un collaboratore a contratto. Devo ricordarmene quando ci sarà da discutere la daily rate per un nuovo contratto. Oh no, ancora un contratto, ancora lavoro, ancora Londra. Sarebbe bello viaggiare sempre, non dover andare in ufficio.



Altri tre giorni di lavoro a Londra. Sveglia alle sei e mezza, wc con controllo dei messaggi nel forum di Viaggiare Leggeri e, contemporaneamente, rasatura con rasoio elettrico, poi la doccia. Colazione con piccola manutenzione sui siti (cancellare un messaggio spam, spostare annunci, rispondere ad un commento nel blog), indossare pantaloncini polo e scarpe da ginnastica per la "commute" fino all'ufficio, mettere camicia pantaloni e scarpe serie nello zaino. Uscire alle sette e venticinque, dieci minuti per raggiungere la fermata del 557, qualche minuto d'attesa se il pullman non è passato in anticipo (se l'ha fatto devo tornare a casa, prendere l'auto e andare ad Hayes, venti minuti da qui, a prendere il treno per Paddington), poi sei minuti d'autobus fino al Terminale 5 di Heathrow. Il treno della Piccadilly delle sette e cinquantatre, prenderlo qui (anziché a Osterley o Hounslow, dove potrei parcheggiare) ti permette di sederti senza problemi (ma se sei maschio tra i quindici e i sessanta anni, quel posto a sedere lo cederai prima d'arrivare a destinazione). Tutta una tirata - a parte le ventitré fermate - fino a Holborn, ci arrivi che sono quasi le nove. Poi scendi, percorri i corridoi sotterranei della stazione incastrato in una massa compatta di gente (lavoratori, turisti con valigie enormi, studenti, comitive in vacanza-studio), passi corti per non salire sui talloni di quello davanti e per non offrire i tuoi talloni a chi ti segue; raggiungi la 'platform' da cui passano i treni della Central Line, sempre pieni. Vedi un varco tra la gente a bordo, sali sul treno.



Una fermata, scendi a Chancery Lane, risali verso la luce sulla scala mobile prendendo quella più a sinistra (meno affollata di quella centrale), scivolando a sinistra di quelli che hanno tempo, che hanno ceduto e sono senza fiato, quelli che non vedono perché dovrebbero camminare sull'escalator, che è progettato apposta per non farti camminare in salita. Provi a pensare alle salite delle Alpi, o anche solo del Lake District, perché vorresti essere ovunque tranne che qui. Esci, occhiali da sole come un vampiro che emerge dalla tomba, poi svincoli tra la folla e individui la linea ideale, quella che ti farà fare meno falcate possibili tra la stazione e l'ufficio. Freni appena, riacceleri, ti lasci andare alla deriva, mezzo metro a destra, tutto per evitare collisioni e perdite di velocità, e per tutto il tempo le tue ginocchia ti danno del deficiente mitomane montato, che non sei ai Mondiali di marcia, non ti chiami Damilano, e se arrivi cinque minuti più tardi in ufficio non casca il mondo, sei sempre comunque il primo ad arrivare. La folla si e' diradata. Passi vicino ad aziende con nomi altisonanti, Deloitte, Goldman qualcosa, prosegui. Tanti piccoli ristoranti giapponesi.



Poi entri in un palazzo e ti pare d'essere parte di un'élite, una società segreta. Probabilmente ferma all'Ottocento, come l'ascensore, che e' una gabbia di grate con dentro un divano in pelle, che ripensi a Fantozzi e alle poltrone in pelle umana. Aspetti che l'ascensore arrivi, anticipi la porta esterna e si blocca quella interna, sali e vedi la locandina che ti ricorda che li' in quell'ascensore hanno girato una scena di un film di James Bond. Anziche' abbozzare Dio Salvi la Regina, esci ed entri in ufficio. Ce l'hai fatta in un'ora e cinquanta minuti.

Poi vai in bagno e ti cambi, perché pantaloni corti, polo e scarpe da ginnastica non fanno parte del dress code aziendale. Altri tre giorni...



Argomenti: lavorare all'estero, lavoro, trasporti pubblici, vivere in Inghilterra

Commenti (2)Commenta


15/07/2015 14:24:45, Jonathan65
Domanda..... Ma dopo una cavalcata cosi rimangono le energie per lavorare? e comunque dopo aver letto questo post devo smetterla di lamentarmi perché ci metto 45 minuti in auto per recarmi al lavoro!!
15/07/2015 15:03:54, Redazione VL
Come dicevo nel secondo paragrafo,
(...) meglio che essere disoccupato, meglio che non avere i soldi per pagare il mutuo della casa. Meglio che un lavoro sottopagato, faticoso, pericoloso.

Ci sono sempre motivi validi e meno validi per cui lamentarsi. Magari al fusto piu' stiloso, tutti i mesi sulla copertina di Esquire, puzza l'alito la mattina. Magari la modella piu' spettacolare del calendario di Sports Illustrated ha il mignolo del piede senza unghia. Quando quasi tutto e' perfetto, uno puo' ancora trovare imperfezioni.

Tornanto all'argomento in discussione, l'andata e' meglio del ritorno, ma non volevo allungare ulteriormente il mio "rant". Al ritorno devo uscire dall'ufficio non piu' tardi delle cinque e venticinque, altrimenti non riesco a prendere l'autobus 557 delle sette e cinque (tieni presente che i treni della metropolitana sembrano piu' lenti di sera che di mattina), e mi ritrovo quindi a dover prendere un altro autobus che mi lascia a 20-25 minuti da casa.

Come ho detto, ci sono altri che non si lamenterebbero e farebbero salti di gioia, con un viaggio quotidiano di durata complessiva (a/r) tra le tre ore e mezza (quando va tutto liscio) e le cinque ore e mezza (quando il capo ti ferma mentre esci, quando i treni sono sovraffollati e riesci a salire solo sul quarto che ti si ferma davanti, quando due pullman di fila - alternativi all'amato 557 - non arrivano e ti ritrovi a dover camminare fino a casa per una quarantina di minuti).

Fatemi un favore: se ogni giorno passate tanto tempo su treni, pullman, auto, etc., per andare e tornare dal lavoro, vi dispiacerebbe lasciare un commento in proposito in questa pagina? Grazie!

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