Firenze, i turisti taiwanesi e l'erboristeria

Piccola storia quasi natalizia

28/12/2017 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Non sono un fanatico dei social media, non sento il bisogno di condividere tutto ciò che faccio su Facebook, Instagram o Twitter (o WhatsApp, che pero' NON e' un "social media"). Però trovo che a volte una piccola storia sul potere positivo dei social media sia utile a ricordarci che il mezzo non sempre è il messaggio (nonostante quel che diceva Marshall McLuhan): non sono Facebook o Twitter ad essere "cattivi", e' l'uso che ne facciamo ad esserlo.



Sono stato a Firenze con i miei parenti taiwanesi, qualche tempo fa, e tra i tanti posti che volevano visitare (Duomo, musei, monumenti) c'era anche un'erboristeria in centro città. Ho spiegato che Firenze e l'Italia sono piene di erboristerie, e che forse avremmo potuto cercarne una nella nostra tappa successiva, a Torino, visto che li' avremmo avuto piu' tempo a nostra disposizione. Loro hanno spiegato, gentilmente e in modo chiaro, che avrebbero voluto andare proprio in quello specifico negozio, praticamente all'ombra del Duomo (cosa gradita, visto che era estate e faceva parecchio caldo).

Arrivati al negozio, appartenente ad una nota catena italiane di erboristerie, siamo entrati. Il personale era interamente italiano, ma nel negozio c'era una bandiera taiwanese! I miei ospiti mi hanno confermato che era proprio quello il negozio di cui avevano sentito parlare, e hanno iniziato a esaminare e scegliere i prodotti in vendita, spendendo poi qualche centinaio di euro. Hanno fatto qualche foto col titolare, che è stato molto gentile, e abbiamo fatto un po' di conversazione.

E' emerso che da anni c'è un flusso costante - tutto l'anno - di turisti taiwanesi verso questa specifica erboristeria fiorentina, flusso iniziato anni fa in seguito alla visita di alcuni taiwanesi nello stesso negozio. In quell'occasione il titolare fu particolarmente cortese, forse fece provare tutte le creme a questi potenziali clienti, o magari li aiuto' a chiamare un taxi o a prendere l'autobus per proseguire nel loro giro turistico (sono ipotesi: non c'ero); e le creme si dimostrarono efficaci, il che non guasta. I turisti taiwanesi postarono la foto del negozio su FB o su un altro social media, descrivendo la loro esperienza positiva; non per guadagnarci (avevano speso denaro, dopotutto), ma per segnalare qualcosa di positivo. Qualche loro conoscente, vedendo foto e commenti, aggiunse l'erboristeria alla lista dei posti che voleva vedere in Italia, altri fecero evidentemente lo stesso, e inizio' quindi questo flusso quasi ininterrotto di persone che vengono dall'altro capo del mondo a vedere le bellezze di Firenze, e che comprano le creme per viso e corpo in questo negozio.

E la bandiera taiwanese? Un turista taiwanese la porto' anni fa, e il titolare la espose nel negozio. Vari turisti cinesi (Cina: un miliardo e trecento milioni di abitanti, Taiwan: 23 milioni), in seguito, se ne sono lamentati, visto che la Cina considera Taiwan una "provincia ribelle", ma il negoziante ha rifiutato di rimuovere la bandiera.

Non è una storia con la morale, con un messaggio profondo, ma spiega bene alcune note regole generali valide nel settore del commercio (e altrove):

1) uno se tratti bene i tuoi clienti, quelli ritornano e ti fanno pubblicità gratis;
2) se peli i tuoi clienti (come spesso capita sia in Italia che all'estero), la notizia si spargerà in fretta;
3) il passaparola mediatico del Terzo Millennio vale più di quello tradizionale;
4) un negoziante (ma anche un musicista, uno scrittore, un gastronomo) non può far felici tutti, sempre, ma può soddisfare la propria "nicchia": l'erborista di Firenze non farà molto felici i tanti turisti cinesi, ma ha un suo "pubblico" fedele di clienti taiwanesi.

Niente di sconvolgente, credo. Eppure tanti negozianti preferiscono fregare i turisti piuttosto che fidelizzarli comportarsi da persone decenti.



Argomenti: acquisti, antropologia spicciola, Firenze e Toscana, Taiwan

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