Facchiu-laah, disse il tassista

15/12/2008 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

A Singapore, alla fine di molte parole viene aggiunto, nel pronunciarle, un "lah". E' un modo per addolcire le parole in cinese mandarino, che e' poi passato anche all'inglese, o meglio al singlish, un miscuglio tra inglese, cinese e malese - con qualche tocco d'indiano - parlato a volte a Singapore; "a volte" nel senso che di solito l'inglese parlato nella piccola isola-stato asiatica e' impeccabile (in TV, in banca, alla radio, nelle aziende multinazionali), ma se si va ad ordinare del cibo in un hawker market, o se si parla con un tassista, può capitare di sentir parlare in singlish.

Per esempio, "meio" significa "no", in mandarino, ma di solito - sia a Singapore che altrove, per esempio a Taiwan - se si parla con qualcuno che si conosce si finisce coll'usare "meio-lah", che suona come "non proprio...", o "non esattamente...", come dire "no, ma non sentirti offeso per il fatto che non dico si'".

Due giorni fa stavo pedalando verso est, dopo il lavoro. Il sole era appena tramontato (in realtà non s'era neppure visto, dietro al solito cielo coperto). Mi sono fermato a scattare qualche fotografia, e a prendere fiato e, al momento di ripartire, mi sono posizionato sulla linea di arresto, al semaforo.

Scatta il verde, la prima auto, un taxi, si avvia e vuole svoltare a sinistra; io, che sono in bici a sinistra della vettura, faccio segno di passare, come fossi una persona gentile ed educata. Pedoni sulle strisce pedonali obbligano il tassista a fermarsi davanti a me, impedendomi di procedere mentre attende che i pedoni passino. La strada in cui sono ha una sola corsia, per cui mi infilo tra il taxi e l'auto che lo segue, un taxi anch'esso, per aggirare il primo taxi da destra. La seconda auto non ha la possibilità di muoversi, bloccata dalla prima. Il secondo tassista suona il clacson. Alzo una mano di scatto e faccio un gestaccio (no, nessun dito teso, soltanto il pugno chiuso). Il tassista suona di nuovo il clacson. Completo l'aggiramento dell'auto, e attraverso l'incrocio accelerando. Quando mi passa di fianco il taxi, inchiodo e scarto a destra, portandomi a mezzo metro dal taxi. Dieci metri più avanti, il tassista si ferma: rissa in arrivo? E' dal 1984 che non partecipo ne' assisto ad una scazzottata (ah, i bei tempi andati dell'ITIS Leonardo da Vinci di Chivasso...), non saprei neppure come procedere. Nel traffico che procede lentamente mi porto di fianco al taxi, non tanto per provocare quanto per sorpassare. Il tassista sembra un aborigeno australiano, o forse e' di etnia tamil, a giudicare dalle fattezze del viso, ed e' sui sessant'anni. Abbassa il finestrino del taxi, con una faccia arrabbiata ma con una lentezza che trasmette tutto fuorché aggressività. Quando finalmente ha abbassato il finestrino, dice ad alta voce le immortali parole Facchiu-laah!!!.

Mentre pedalo in direzione sud, verso la spiaggia, il tassista e' ancora impegnato a richiudere il finestrino della sua auto, e io ripenso a come un insulto possa perdere tutta la sua carica violenta quando e' detto con l'accento sbagliato.

Non sono io, il ciclista sportivo a sinistra

Foto di Jeremy Kwok da Unsplash, tagliata per avere una visuale sulla strada. Quello in bici non sono io.



Argomenti: lingue, Singapore, taxi, vivere a Singapore

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