Una giornata a Heathrow

Esplorazione dei cinque terminali dell'aeroporto principale di Londra

10/10/2014 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Con l'autobus gratis da Stanwell Moor a Heathrow, e il cane dei vicini che abbaia continuamente dalle otto alle dieci di mattina, il posto piu' tranquillo per scrivere un articolo, per me, e' l'aeroporto di Heathrow. Finisco di configurare la mia "nuvola" personale, in modo da avere accesso remoto alle bozze di alcuni articoli, e vado.

E' l'ultimo giorno di settembre, un settembre senza pioggia come non se ne vedevano da anni, e si sta bene, sulla panchina della fermata. L'autobus 557 passa ogni ora, spesso in ritardo, e infatti quello delle dieci e due minuti arriva intorno alle dieci e dieci. I britannici non possono dire "Ah, quando c'era Lui, treni e corriere arrivavano puntuali", cosa penseranno in questi casi?


Il Terminale 5 di Heathrow
Arrivo al Terminale 5 in cinque minuti, il 557 mi scarica al pianterreno, che poi - visto che sopra ci sono i parcheggi - pare un sotterraneo, ed e' probabilmente il punto piu' freddo dell'Inghilterra meridionale: ci vuole il maglione anche quando fuori c'e' il sole. Al pianterreno ci sono gli arrivi e le biglietterie per la metropolitana e per l'Heathrow Express, il treno rapido verso Londra. Prendo un ascensore e salgo fino alle partenze, ed esco. Giro a sinistra e percorro il marciapiede lungo l'area del "drop-off" fino alla fine, dove c'e' l'area fumatori, con vista panoramica sulla pista meridionale dell'aeroporto, per vedere di fare qualche foto da un punto per me inusuale. Brutta sorpresa: ora c'e' una griglia metallica che segue il profilo del muretto, e non c'e' verso di fare una foto in cui non compaia. Problema secondario per un terrorista, ma gli appassionati di fotografia la odieranno.

Rientro nel terminale, area partenze. Mi siedo e scrivo, come da programma. Scrivo quest'articolo, ne correggo altri, osservo i viaggiatori che passano, mi guardo intorno. Sono presenti postazioni per la ricarica dei dispositivi elettronici, qui nel Terminale 5: hanno la presa britannica a tre poli, la presa "europea" a due poli" e prese USB standard, il tutto moltiplicato per quattro, moltiplicato per una decina di postazioni qui nell'area partenze.

Brusio di fondo. Gli aerei si sentono molto di piu' quando sono a casa, tranne quando il cane (o i bimbi) del vicino ne coprono il rumore. Qui in aeroporto si sentono appena, e neppure le conversazioni dei passanti - o di chi e' seduto di fianco a me - disturbano. Se c'e' qualcuno che parla in una lingua che conosco, e ad alta voce, finisco sempre col farmi distrarre da quel che dicono, col rischio di trovarmi a trascrivere quel che dicono, come fosse un dettato delle elementari.

Il Terminale 5 e' stato inaugurato nel 2008, ma la Regina potrebbe aver tagliato il nastro anche solo ieri: e' tutto lindo, non c'e' niente che sia consumato, e le vetrate, enormi, portano tanta luce nell'area delle partenze (gli arrivi, al piano di sotto, non godono di altrettanta luminosita'). Vicino al Punto di Non Ritorno per i Passeggeri in Partenza (PNRPP), cioe' l'ingresso delle partenze, dei pannelli ricordano ai viaggiatori che i loro dispositivi elettronici devono essere in grado di accendersi, se il personale della sicurezza lo chiede. Credo sia lecito voler verificare se un cellulare e' davvero un cellulare, oppure se la sua batteria e' una bomba.

Sugli schermi del terminale si alternano le pubblicita' di profumi, una in bianco e nero con il tizio che fa il vampiro di Twilight, un'altra con quell'attrice sudafricana che si arrampica vestita d'oro e lancia petali d'oro e la pubblicita' ha un tono dorato... come dire "compra il nostro profumo e varrai oro!". Ah, Charlize Theron, ecco come si chiama.
Curioso, nessuna pubblicita' di assorbenti, deodoranti, mentine per l'alito, pastiglie miracolose contro l'impotenza o la caduta dei capelli, solo prodotti di classe.

Osservo il mio zaino, comprato otto anni fa ad Atlanta. Le fettucce ("straps") degli zaini paiono esistere solo per rompere le scatole, sono sempre troppo lunghe e quando poi le tagli, rimpiangi che sono troppo corte. Qualche progresso e' stato fatto, ma le fettucce continuano a passare troppo tempo svolazzando.

Lascio il Terminale 5 perche' ho esaurito l'ispirazione. Prendero' la metropolitana (gratis) per raggiungere la stazione dei terminali 1/2/3. L'ascensore e' pieno di passeggeri che probabilmente non hanno familiarita' con questo coso: sono tutti rivolti verso l'entrata (mentre la porta che si aprira' per scendere e' quella alle loro spalle), cercano di capire quale pulsante premere per andare verso le partenze o la metropolitana (non sapendo che l'ascensore procede ciclicamente: dal piano piu' alto, le partenze, scende verso gli arrivi, poi scende fino alla stazione della metropolitaqna, quindi risale fino alle partenze), come mai il pulsante per chiudere la porta dell'ascensore non funziona (non ho risposte, per quello: magari e' temporizzato). Mi sembrano irritati, tutti, come se fossero semi-chiusi qui da un po'. Io non ho fretta e potrei permettermi di sprecare tempo, ma visto che sono vicino all'uscita, esco e vedo che c'e' un altro ascensore presente al piano, salgo, e quello parte dopo pochi secondi, con le porte che si chiudono in faccia a chi mi ha seguito dall'ascensore precedente. Il pulsante per aprire o chiudere la porta pare posticcio anche qui.

Ventisei sterline e quaranta nella mia Oyster card, dice il cancelletto d'ingresso della metropolitana. Salgo su un treno, scompartimento vuoto. Poi arrivano due uomini e una donna in divisa da assistenti di volo della British Airways. Uno dei due steward pare parecchio effeminato, e parla continuamente; l'altro scambia uno sguardo com me, e pare voler dire "non sono gay", oppure "non siamo insieme". Quello che parla continuamente tira fuori una bottiglia da una borsa di plastica; larga in basso, col collo stretto, ricorda quelle usate per il bicerin torinese, ma il liquido, in questo caso, e' trasparente, con piccole pagliuzze che si muovono all'interno. Lo steward spiega che ha comprato la bevanda (alcolica, of course) a Boston, dopo averla provata in un bar. E' alla cannella, e contiene pagliuzze d'oro. L'oro lo si trova sia negli alimenti che nelle bevande, di questi tempi... il valore di questi prodotti cambiera' con la quotazione dell'oro! La bevanda, chiamata Goldschläger, "is made in Italy", dice lo steward, per cui, m'intrometto anch'io nella vivace conversazione, che ora comprende i tre assistenti di volo, ed esamino la bottiglia: potrebbe essere fatta in Trentino, visto che il nome della bevanda pare tedesco.

Il Terminale 2
Scendo dal treno, risalgo di un livello e mi avvio vesro il Terminale 2. Ci si arriva dalla stazione della metropolitana dopo una camminata sotterranea. Si sale poi vicino alla scultura chiamata Slipstream. Salgo fino agli arrivi (come al T5, anche qui abbiamo la metropolitana sotto, gli arrivi al pianterreno e le partenze al piano di sopra, con semi-piani intermedi riservati alle aziende che operano nell'aeroporto).

Vado a sedermi alle partenze, per lavorare un po'. Mi siedo davanti al banco C9 della Virgin Atlantic. Ogni volta che ho l'impressione che il personale Virgin Atlantic venga scelto tra aspiranti modelle (e gli uomini? Ci sono assistenti di volo maschi, sui voli Virgin Atlantic? Li recluteranno a Hollywood?). O forse e' solo la loro divisa - camicia bianca piuttosto aderente, gonna rossa fasciante e scarpe lucide rosse - a renderle attraenti. Nei posti a sedere di fianco al mio si avvicendano varie persone, probabilmente passeggeri in partenza. Una ragazza sulla ventina, magra, capelli rossi corti, incarnato pallido, guance appena rosee e occhiali rotondi da vista, abbigliamento da escursionista, si mette a fare cucito a mezzo metro da me. Che bello vedere qualcuno che non e' "impegnato" a giocare col tablet, a parlare al cellulare, o a scrivere su un laptop! Dopo una ventina di minuti smette e si mette ad ascoltare musica con l'iPhone. Mentre scrivo sto ascoltando musica anch'io, Led Zeppelin con "How Many More Times", "Achilles Last Stand", "Gallows Pole" e "Babe I'm Gonna Leave You", piu' "Fade to Black" dei Metallica e "The Piano" di Michael Nyman. Quel che scriviamo viene influenzato da quel che stiamo ascoltando? La voce di Robert Plant mi fara' scrivere cose piu' profonde, divertenti, selvagge, rispetto a quella di James Hetfield? Cosa aiutera' di piu' la mia sintassi, il pianoforte di Nyman o le chitarre elettriche di Jimmy Page e Kirk Hammett?

Se dai loro abbastanza tempo, emergono anche le assistenti di volo normali della Virgin Atlantic. Esistono, ma occhio e mente notano quel che vogliono notare.


La ragazza che cuciva, che s'era allontanata dieci minuti fa, torna, ma i posti vicino a me ora sono occupati da una famiglia dell'Asia centrale. La ragazza si sposta sotto un tabellone delle informazioni e si accomoda nella posizione del loto, per terra. Apre lo zaino, ne estrae il rullo di filo blu che aveva usato prima, e riprende a cucire. Cinque ferri incrociati segnano un'apertura a pentagono nel tubo che sta cucendo. Una manica larga, o una maglia stretta, forse.

Inizio a pensare a ricaricare il laptop, ma non vedo le colonnine presente al T5. Scendo agli arrivi, e non ne trovo neppure li'. Chiedo ad una tizia del servizio informazioni, mi indica una singola presa a muro, seminascosta e a tre poli (per dispositivi con spina britannica), a cui qualcuno ha collegato un cellulare; la tizia mi dice di provare di sopra, alle partenze. Salgo, e visto che continuo a non vedeere le belle e pratiche colonnine presenti nel Terminale 5, chiedo ad un "uomo in viola", uno dell'assistenza ai passeggeri. Mi dice che ci sono, devono esserci, dei punti per ricaricare cellulari e gadgets vari, e che nessuno gli aveva mai fatto questa domanda, finora. Riusciamo a trovare qualcosa, ma non e' molto: sono presenti delle prese elettriche tra gli sportelli con la lettera "A" e Costa Caffe'. Sono due prese britanniche, piazzate sui pilastri in alluminio satinato, nascoste alla vista: questo non e' un punto adatto a ricaricare niente, per un passeggero! La posizione nascosta indica chiaramente che queste prese vengono usate per collegare macchine lava-pavimenti o altri aggeggi utilizzati per la pulizia e la manutenzione dell'aeroporto. Il tizio in viola mi spiega che e' probabilmente una scelta, visto che ci sono punti di ricarica "veri" e fontanelle per abbeverarsi dopo l'ingresso riservato ai passeggeri, e la direzione dell'aeroporto vuole che i passeggeri si portino in quell'area, anziche' starsene fuori con parenti e amici. Quindi, l'area delle partenze del T2 e' progettata come area di passaggio, in cui passeggeri e accompagnatori dovrebbero trascorrere poco tempo. Capisco. Ma come giustifichiamo le stesse mancanze anche nell'area arrivi, in cui a volte si finisce (aspettando qualcuno) col passare tanto tempo? E come mai la scelta di dotare il T5 delle colonnine di ricarica nell'area partenze e non in quella degli arrivi?

Ai passeggeri che non hanno con se' un laptop, un tablet o uno smartphone, ma che vogliono comunque cercare qualcosa su Internet (o controllare la propria posta tramite un web client), il T2 offre una serie di banchi con dei tablet (fissati al banco, e probabilmente imbullonati, controllati da telecamere, e con una squadra SAS - come la SWAT - pronta a saltarvi addosso se tentate di portarveli via) per navigare in rete. Il motore di ricerca offerto di default e' Ask Jeeves, pare di tornare al 1999. La connessione e' gratuita per venti minuti.


Ho fame. E l'indicatore di carica del laptop indica un 85% molto sospetto, ho scritto per un'ora, mi aspetterei di essere intorno al 50%. Ma e' la fame, che mi induce a rimettermi in piedi per cercare qualcosa da mangiare.

Intermezzo: gli hipster
Sulle scale mobili del T2 vedo due tizi con la barba stile Hammurabi e taglio di capelli asimmetrico, e abbigliamento eccentrico. Potrebbero essere gli "hipster" di cui parlava Will Self in un articolo nel New Statesman sull'orrendo culto degli hipster senza talento. Ma come li riconosci, 'sti hipster? Sono gente che si veste in modo ridicolo e per attirare l'attenzione? O e' quel che fanno, o come si definiscono (vedi Nathan Barley, personaggio di una serie TV, che si definiva un "self-facilitating media node")? Sono gente che arriva tardi in una moda? Wordreference.com traduce "hipster" con "tipo alternativo" e "tipo alla moda", e credo sia tutta li', la spiegazione: l'hipster e' un tizio che si vede come "alternativo", si veste da alternativo, e cosi' facendo dimostra di non essere alternativo: sta solo seguendo una moda. Will Self li chiama simpaticamente "dickheads".

Il Terminale 1
Dal T2 scendo nei sotterranei per raggiungere il Terminale 1. Dopo la visita a due terminali recenti come il T5 (inaugurato nel 2008) e il T2 (completamente rinnovato negli anni scorsi e riaperto nel giugno 2014), l'arrivo nel T1 e' un viaggio nel passato, ma non il passato affascinante degli Anni Cinquanta e Sessanta, in cui volare significava far parte di una elite che comprendeva leader internazionali e capitani d'azienda, attori hollywoodiani e rockstars britanniche; no, la macchina del tempo ci riporta ad un passato senza fascino, fatto di aeroporti scuri e poco illuminati, con pavimenti di graniglia come quelli che aveva la nonna nel 1977; persino lo stucco tra una piastrella e l'altra e' scuro, piu' scuro delle piastrelle stesse, come volesse contribuire alla generale mancanza di luce. In giro, le divise delle assistenti di volo sembrano disegnate dalla bisnonna di Coco Chanel. Il brusio di fondo, dentro al terminale, e' maggiore rispetto a T2 e T5, nonostante la poca gente in giro, forse per colpa dell'insonorizzazione meno recente (quindi meno efficente) e del soffitto molto basso.

Il terminale e' stato inaugurato alla fine degli anni Sessanta, e i lavori di ammodernamento - effettuati nel 2005 - non sembrano averlo migliorato molto. Ma forse, prima, somigliava ad un girone dell'inferno dantesco. Sia come sia, da fine ottobre solo quattro linee aeree - British Airways, El Al, IcelandAir e Tam - lo utilizzeranno, fino alla chiusura e demolizione del terminale, prevista per il 2015.

Come una ciliegina sulla torta, il grande schermo sopra uno dei pochi banchi del check-in aperti mostra il classico "schermo blu della morte" che indica un crash fatale di Windows. Non lo vedevo da anni, magari usano ancora Windows 2000, o forse Millennium Edition.


I negozi nei terminali di Heathrow sono piu' o meno sempre gli stessi: WH Smith, Boots, MoneyCorp, Travelex, Caffe' Costa o Caffe' Nero. A volte M&S (Marks & Spencer). Compro due barrette di cioccolato economiche, una sterlina e trentacinque, da WH Smith. Non c'e' molto, che costi circa una sterlina e abbia sostanza: i pacchetti di patatine e simili li trovi anche a 95 pence, ma quando li prendi in mano sembrano volare via, tanto sono leggeri. E i prezzi della cioccolata mi aiutano a capire il problema che la Gran Bretagna ha col bere: vedo due tavolette di cioccolata Cadbury's in offerta speciale, dieci sterline per la coppia. Dieci sterline! Come due pinte di Guinness, o tre pinte di una lager qualsiasi!

E' ora di andarsene. Passare troppo tempo in questo terminale e' deprimente, e il laptop su cui sto scrivendo quest'articolo si sta scaricando. Qui nel Terminale 1 non ci sono i "punti di ricarica" presenti nel T5 (e in un altro terminale, come scopriro' poi), sono solo presenti alcune prese britanniche a tre poli, nascoste sotto i banchi con i terminali Internet a pagamento, o sulle colonne, nascoste dietro ai cestini dell'immondizia. Ce ne sono di piu' rispetto al modernissimo Terminale 2, ma sono tutti a tre poli e quindi richiedono un adattatore, per chi arriva dall'Italia. Inoltre, non credo queste prese siano "ufficialmente" a disposizione del pubblico: sospetto che qui, come provi a collegarti per ricaricare lo smartphone, arrivi qualcuno delle pulizie che ti invita a sloggiare.

Il Terminale 3
Gli ascensori che dal Terminale 1 portano nel sotterraneo mi confondono inizialmente, fino a che mi rendo conto che dal piano sotterraneo parte solo l'Heathrow Express, il treno ad alta velocita' e ad alto costo che collega Heathrow e Paddington Station, a Londra; i treni della metropolitana partono invece (nel T1) dal pianterreno.

Al Terminale 3 si arriva in modo peculiare: per iniziare, nei sotterranei il percorso si sdoppia: per le partenze si continua diritto, per gli arrivi si gira a destra. Vado verso le partenze, ed ecco la seconda peculiarita': l'uscita della scala mobile non porta dentro il terminale, ma fuori, davanti allo stesso, potenzialmente il balia degli elementi. E' una bella giornata di sole, e il T3, da fuori, fa una bella figura, con la solita accoppiata vetrate-metallo satinato. Entro. Se uno dovesse utilizzare la datazione col carbonio 14, il T1 risulterebbe il piu' vecchio (l'indizio e' nel numero!), il T3 piu' giovane, il T5 ancora piu' giovane, e il T2 - grazie alla ristrutturazione conclusasi pochi mesi fa - il piu' giovane dei cinque. E il T4? Lo vedremo poi.

L'area partenze del T3 e' luminosa e moderna, lo squallore del T1 sembra appartenere ad un altro universo. Ma anche qui le colonnine per ricaricare i dispositivi elettronici latitano.

Agli arrivi, uno dei tanti autisti ha un foglio col nome Jenna Qualcosa. Sarebbe divertente mettersi qui, con un cartello che dice "George Clooney", o "Ms Cameron Diaz", o"HRH Elizabeth II", per vedere la faccia dei passanti. Un "prank" del genere si adatta bene a qualsiasi aeroporto: mettersi agli arrivi a Fiumicino col tablet che mostra che stiamo aspettando Francesco Totti, o a Milano ad attendere Scarlett Johansson.

Il Terminale 4
Dal T3 e' ora di andare all'unico terminale che non ho ancora visto, il T4. Visto che l'Heathrow Express e' gratis all'interno dell'aeroporto, uso quello. Dal binario 1 partono i treni per i terminali 4 e 5, mentre dal secondo binario partono i treni per Paddington Station, a Londra. Il treno e' vuoto, e in cinque minuti arriviamo al Terminale 4. Utilizzando i pavimenti per "datare" l'aeroporto, il T4 risulta appena meno recente di T5 e T5: costruito nel 1986, e' stato costantemente rinnovato negli ultimi anni. Doveva essere il terminale della British Airways, progettato per offrire tempi (e distanze) molto ridotti per imbarco e sbarco per i voli a breve raggio, con il tentativo di utilizzarlo per i voli BA a lungo raggio ebbe risultati pessimi: i "gates" non sono progettati per ospitare gli oltre 400 passeggeri dei Boeing 747, e la distanza del T4 dal nucleo centrale dell'aeroporto (i terminali 1,2 e 3) rendeva necessario il trasporto di passeggeri e bagagli da T1/2/3 tramite autobus anziche' tramite corridoi. Alla fine, nel 2009, British Airways si trasferi' nel nuovo T5, e il T4 torno' ad essere utilizzato per lo scopo per cui era stato progettato: i voli a breve raggio.

Il T4 e' bello e arioso, lucido e luminoso. Tra le linee aeree che utilizzano il T4 c'e' Alitalia, insieme agli altri membri del consorzio SkyTeam. C'e' persino un pianoforte a disposizione di chi lo sa suonare. Io abbozzo due accordi, poi mi allontano in fretta: volevo suonare October degli U2 (brano appropriato, questa visita si svolge l'ultimo giorno di settembre), ma mi vengono fuori le note iniziali (giusto le prime quattro) di One dei Metallica. Non c'e' nessun altro che voglia suonare, comunque, quindi magari questo pianoforte e' da rivisitare in futuro.

Come al Terminale 5, per fortuna anche nel T4 sono presenti le colonnine per la ricarica dei dispositivi elettronici: non tante, ma offrono la presa britannica, quella continentale (due poli) e le prese USB. Piccola limitazione: i posti a sedere non sono abbastanza vicini alle colonnine, per cui diventa difficile sedersi a scrivere mentre si ricarica il laptop.

Ritorno al Terminale 5
Tra l'assenza di colonnine per la ricarica del laptop (T1, T2, T3) e l'assenza di posti a sedere vicino alle colonnine (T4), non ho scritto molto, negli ultimi terminali. Torno quindi al T5 con l'Heathrow Express (ricordarsi: binario 1), anche per un motivo pecuniario: nonostante la "metro" sia in teoria gratis all'interno dell'aeroporto, dalla mia Oyster card sono state prelevate circa cinque (!) sterline, nonostante l'abbia utilizzata solo per una corsa T5-T1/2/3 e (senza prendere il treno) per entrare e uscire immediatamente al T1/2/3. Il vantaggio dell'Heathrow Express e' che non c'e' da passare la Oyster Card sul lettore (anzi: la Oyster Card non e' valida, sull'Heathrow Express), il biglietto va acquistato allo sportello o alle macchinette, quindi non c'e' possibilita' che vi venga detratto del denaro a tradimento.

Sul T5 c'e' poco da aggiungere: vado alle partenze, trovo una colonnina per la ricarica per il mio vecchio Acer acquistato dieci anni fa a Taipei e dotato di presa italiana (l'adattatore IT-
UK e' a casa, al sicuro, in un cassetto dove metto tutte le cose da dimenticare prima di un viaggio o di un'escursione...), mi siedo e trascrivo quel che ho visto nei terminali 2, 3 e 4. Volendo, potrei anche connettermi via wifi gratis per 45 minuti, in teoria: un tabellone luminoso indica questa possibilita', ma non trovo il network _Heathrow. Forse e' solo nell'area arrivi.

In conclusione
Ritorno a Stanwell Moor con l'autobus 557. La mia classifica personale vede il T1 in fondo, ultimo tra i cinque terminali; al quarto posto il T3, migliore ma inferiore a T2, T4 e T5. Al terzo posto nessuno. Al secondo posto - sorpresa! - metto a pari merito T4 e T2. Il rinnovato T2 non e' superiore al T4, sia per la mancanza di colonnine di ricarica per smartphone e computer, sia perche' c'e' poco da fare per far passare il tempo, se siete in attesa di un volo o di qualcuno in arrivo. Al primo posto il Terminale 5, che eccelle proprio in questa ultima specialita': ampie aree esterne per osservare decolli e atterraggi (la rete di cui parlavo all'inizio e' un problema solo se volete scattare foto), posti a sedere con vicino i punti di ricarica, piu' una galleria d'arte, al piano di sopra, fuori dalla quale si svolgono spesso mostre a tema.



Argomenti: aeroporti, foto, Gran Bretagna, Heathrow e dintorni

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