Internet e il sogno dei soldi facili
Breve storia dello scorso trentennio informatico
30/08/2007 | Claudio_VL | 12 commentiHo ricevuto il mio primo computer in regalo per Natale, nel 1983. Da quel momento, ho sempre avuto un computer in casa. A fine 1996, dopo anni di macchine vecchie e con sistemi operativi obsoleti (DOS 3, DOS 4, GeoS) sono passato a un PC con Windows 95. Nel 1997 ho realizzato i primi siti per me e poi per conoscenti, e nel 2000 ho lanciato un sito di web hosting, colpito come tutti dalla febbre di Internet e dei facili guadagni che prometteva di portare; si trattava di www.affari.to. Nel giro di un anno, il mio sito ospitava oltre 20.000 siti gratuiti. Ovviamente non contavo di fare solo beneficienza: agli utenti del servizio di hosting gratuito proponevo anche l'hosting a basso costo, con maggiori funzionalita'.
Zero. Nessuno, dei 10.000 utenti che avevano creato un sito presso www.affari.to, decise di far uso dei servizi a pagamento, che pure non erano costosi: 1 Euro al mese per il servizio base, e 10 Euro al mese per il servizio ultra-mega-fanta-spettacolare. Magari non abbastanza spettacolare, col senno di poi.
In quell'occasione imparai un'importante lezione, talmente importante che me ne dimentico continuamente: se attiri utenti con un servizio gratuito, e' difficile trasformarli in clienti disposti a pagare anche poco. In altre parole: la differenza tra zero (gratis) e uno (sterlina, euro, dollaro) e' superiore alla differenza tra 1€/$/£ e 10€/$/£.
Per ricapitolare: entrate zero, uscite pari a 50 dollari all'anno (per il dominio .to) più una quarantina di sterline all'anno per l'hosting del mio sito, che pur senza produrre entrate, riceveva cosi' tante visite da costarmi un capitale in banda passante.
Chiusi il servizio di hosting nel 2002. Il sito venne rimpiazzato da un mini-sito di annunci economici che avevo creato per vendere un ciclomotore Ciao con miscela auto-rigenerante, un letto inutilizzato e un monitor quattordici pollici di terza mano. Quel mini-sito era precedentemente ospitato su www.vendotutto.affari.to , e visto che riceveva un paio di nuove inserzioni al giorno, gli diedi l'onore di rimpiazzare il sito di hosting su www.affari.to .
No, neppure stavolta contavo di fare beneficenza: c'erano anche li' dei servizi a pagamento, e - miracolo! - qualcuno ne usufruiva, ogni tanto. E continua ad usufruirne anche oggi, nel 2007, dopo vari restyling del sito.
Nel frattempo, al di fuori della stanzetta in cui codifico i miei siti linea per linea con Textpad, si sono susseguiti cambiamenti che hanno avuto conseguenze anche sui miei siti.
Nel 1999 la parola del giorno era "portale", e tutti volevano un portale. A cosa dovesse dare accesso non si sa ancora oggi. Altre parolone che negli anni successivi sarebbero diventate importanti, e che furono pronunciate dagli Apostoli della Rete, furono Y2K, New Economy, B2B. Da pronunciarsi con l'aria di uno che e' stato illuminato dalla Verità Immanente.
Nel 2000 le aziende erano pronte a buttare soldi dalla finestra (e a importare tanti web developer dall'estero) pur di avere un bel sito Internet.
Nel 2001, con la fine della bolla speculativa del mercato dot-com, i budget si sono ristretti, le aziende dot-com si sono rese conto che pagare uno sviluppatore Flash per giocare a ping pong e lavorare nei ritagli di tempo non era vantaggioso, e ai project manager hanno chiesto di produrre siti che portassero vantaggi, e non soltanto una "presenza" in Rete.
Il rispetto dello standard CSS ha omogeneizzato l'apparenza di molti siti: i Cascading Style Sheets venivano usati per imitare tabelle dalla maggioranza degli sviluppatori, pochi osavano tentare qualcosa di differente (e per farlo di solito copiavano idee da www.csszengarden.com. Poi, per fortuna, e' arrivato MySpace, e tutto questo sfoggio di ordine, precisione, facilita' d'uso dei siti e' stato spazzato via: avete mai provato ad esplorare un tipico sito ospitato da MySpace, ottimizzato per una risoluzione di 6000x2000 pixel? Un bel monitor 2 metri per 2 metri magari basterebbe... Dopo Geocities nei tardi anni '90 e MySpace ora, quale sarà "Il Posto" in cui tutti vorremo essere tra due o tre anni?
Poi il Verbo di Jakob Nielsen si diffuse, la grafica ed il testo si restrinsero per andare incontro all'utente medio della Rete, che mediamente non riesce a leggere più di due frasi durante una visita di durata media ad un sito medio, in una giornata media, probabilmente di mercoledì.
Nel frattempo siamo arrivati al 2007. Le ore di lavoro dedicate ai siti (dopo quelle passate in ufficio) sono sempre almeno due al giorno, 365 giorni all'anno. La speranza che "scatti qualcosa", e che di colpo uno dei miei siti diventi popolare e inizi a produrre profitti, sta gradualmente dissolvendosi, nonostante l'aumento di visitatori (e di messaggi nel forum di www.viaggi.affari.to e www.animali.affari.to ). Quasi quasi vendo il computer e vado su una montagna...
Argomenti: guadagnare, informatica, lavoro, siti Internet, vita da nerd
Commenti (12)Commenta
1) Autodifesa. Sono stato definito uno dei "migliori blogger e influencer della rete", e non da Libero o dal New York Post, ma da Mamma Rai, seppure in versione online e 'ggiovane, in questa occasione, anni fa.
2) Uno su mille ce la fa. Essere bravo a fare i selfie non basta, parlare/scrivere tanto non basta, "postare" tanti aggiornamenti non basta, e me ne accorgo di persona (e anche tu, se segui ViaggiareLeggeri su Twitter, Facebook e Instagram): per ogni influencer di cui ti raccontano il successo ce ne sono diecimila che hanno una dozzina di seguaci.
3) If you can meet with Triumph and Disaster / And treat those two impostors just the same... Il successo in rete e' relativo ed effimero. Quattro anni dopo quest'articolo (da novembre/dicembre 2011), ci fu un'eruzione di commenti nel forum di ViaggiareLeggeri, per motivi estranei alla popolarità e alla competenza tecnica e di marketing del sottoscritto: alcuni utenti abbandonarono Tripadvisor e trovarono rifugio qui, avevano cose da dire e volevano dirle subito. Duro' fino all'estate del 2012, quella popolarità, poi le conversazioni si spensero e i nuovi utenti se ne andarono altrove: il forum di VL era troppo "libero" per alcuni, troppo poco per altri.
4) Se fossi stato capace di inventare Facebook, l'avrei inventato. Parafrasi di una delle frasi più famose di The Social Network. Se non ho inventato un social network popolarissimo, o un sistema di messaggistica di successo, o anche solo il sito italiano più popolare nel settore dei viaggi, e' perché non ne sono stato capace. Non e' colpa dell'arbitro, del vento contrario, della tintoria che non mi aveva portato il tight, non cè stato un terremoto, una tremenda inondazione, o le cavallette. Non l'ho fatto, e invidio chi ha creato un servizio mirato, di aspirazioni limitate (pubblicare micro-articoli lunghi al massimo 140 caratteri, far comunicare online gli studenti di un’università) e l'ha fatto crescere. Spesso ci vuole una dedizione maniacale all'obiettivo, per raggiungere risultati.
5) ... un prodotto debba essere tangibile, reale. A parte che il Si' di mia madre l'ho guidato ma non l'ho elaborato, e che la limatura della testa del Califfone di mio nonno porto' risultati pessimi, e che le marmitte (Proma e SiTo) che installai sul Motron GL4 facevano troppo baccano o troppe nubi oleose, devo dire che vivo di cose astratte più che concrete. Certo, negli ultimi due anni sto iniziando ad apprezzare la bellezza delle piante (anche le più sgalfe, come i tre carciofi che crescono in giardino da una sola pianta) che ho tirato su a partire dai semi, ma in generale non ho mai pensato che le cose concrete fossero necessariamente più importanti di quelle incorporee. Nel '97 usai questo difetto / pregio persino durante una selezione interna per progettisti CAD. Dissi che ero adatto al ruolo per la mia capacita' di astrarre...
6) L'albero che ho davanti mi impedisce di vedere la foresta. Per fare gli influencer non serve neppure essere un perfezionista e un tecnologo. Serve riuscire a vedere cos’è che manca, cos’è che il potenziale pubblico cerca, dov’è la nicchia in cui la tua creazione può prosperare. Spesso i "tecnici" (uso questo termine per comprendere tutti quelli che si occupano del "come" fare qualcosa) vedono il dettaglio (l'albero) da risolvere/ottimizzare, e non riescono a vedere il quadro generale della situazione (la foresta). Per dire: l'area dedicata agli autori di Calcio.affari.to, Il Mio Giardino, Terzo E Lungo ha comportato molte ore di lavoro, ma visto che da dieci anni sono l'unico ad utilizzarla, avrei potuto cavarmela inserendo gli articoli dei blog direttamente nel database...
Cacchio, li ho difesi anche troppo, 'sti influencer. Non ti stupire se più tardi troverai in questa pagina un mio commento con settecentomila punti CONTRO la categoria!
Ti saluto, per ora
La mia difesa d'ufficio degli influencer l'ho fatta, e voglio chiarire che, nonostante il punto 1 della risposta a Jonathan65, NON mi sento parte della categoria.
Quel che dici mi fa tornare in mente quando lavoravo in fabbrica, e credo di poterti garantire che nessuno dei circa 500 colleghi che ho avuto (tre turni, sette anni in reparto) rifiuterebbe il "passaggio di categoria" da operaio a influencer...
Talvolta mi sorprendo di come persone senza apparente arte né parte possano avere un seguito incredibile. Però riconosco la tenacia, curiosità di utilizzare piattaforme nuove e volontà di mettersi in gioco. Non riesco a schierarmi…
E un altro:
Io continuo a fare un lavoro diverso. Uso internet per esprimere le mie opinioni. Ma ho 53 anni, mi sono formata su ottime letture, buona scuola. C'è un vuoto, facile riempirlo con soldi facili. Nessuno vuole essere me che lavoro 12 ore al giorno
Forse avremmo dovuto contattare qualche influencer, in modo da avere un dibattito anziché una concordanza di opinioni...
E d'altra parte, chi fa la Kardashian di mestiere che fa di concreto? E che facevano e fanno tuttora nobili di prima e di seconda classe, Emenueli Filiberti, pirncipesse di Monaco e via dicendo?
Perchè hanno successo economico? Perchè in SPAgna il figlio di una cantante famosa, la Pantoja, rilascia intereviste da 10.000 eur a botta in cui spiega che preferisce la paella alla pasta e fagioli? Evidentemente, perchè qualcuno le legge, anche se pare incredibile c'è un sacco di gente che muore dalla voglia di sapere come si chiama la figlia dei Ferragnez o il gatto di Madonna, e finchè ci sarà e comprerà quello che vestono/mangiano/fumano i famosi questi ultimi continueranno ad ingrassare.
Ma il discorso è più generale: quanta gente ha letto il libercolo dei lucchetti ai ponti, Scusa se non ti chiamo amore o qualcosa del genere, e quanta invece Moby Dick o Il pendolo di Focault? Vuol dire che Moccia è un genio e Melville era meglio se restava sulla baleniera? No, significa che miliardi di esseri umani insoddisfatti della porpria vita, annoiati o solo semplicemente curiosi vogliono sapere tutto dei famosi, chi tromba chi, chi divorzia da chi o chi insulta chi, ed è stato così dalla notte dei tempi: o pensate che D'Annunzio avrebbe avuto lo stesso successo se fosse stato un onesto impiegato postale innamorato di sua moglie invece che un erotomane militarista innamorato di sè stesso?
Sul fatto poi che sia pìù facile creare un blog da un milione di followers che truccare un Ciao hoi i miei dubbi, tanto è vero che consoco almeno tre persone in grado di farlo, ma nessun influencer milionario.. E per favore basta coi "quando eravamo giovani tutto era più vero, gli amic erano veri amici, la pastasciutta era più buona, il detersivo lavava meglio.."
Lo diceva pure mia nonna, ma lo diceva a 80 anni e rimpiangeva i suoi 20, non certo la fame del dopoguerra o l'essere rimasta orfana causa influenza spagnola..
Grazie. A parte il resto di quel che hai scritto, "erotomane militarista innamorato di sè stesso" era una frase che mi serviva, visto che in settimana avevo difeso le doti poetiche del Vate di Pescara in uno scambio su Twitter. Soprattutto condivido l'irritazione per la nostalgia del passato che ci porta a credere che, appunto, amici/pastasciutta/detersivo fossero migliori quand'eravamo giovani. Non lo erano.
Eravamo noi ad essere più giovani, quindi con più vita davanti che alle spalle (*), quindi più ottimisti. Quand'eravamo piccoli segnalare che qualcosa era ingiusto/illecito si chiamava "fare la spia", non "avere senso civico". A trent'anni scoprii - tramite amici - che c'erano padri che picchiavano i figli anche nella realtà, non solo nei film. Casco, cinture di sicurezza, airbag, vaccini hanno salvato la vita a me e a tanti conoscenti. Ma per tanti nostri contemporanei, "era meglio negli anni Settanta, quando se un compagni di scuola ti dava una sberla non andavi a piagnucolare dalla mamma"... che poi anche negli anni Settanta gli schiaffi tra compagni di scuola portavano a delle escalation basate su educazione / tradizioni familiari ("ti aspetto fuori con mio cugino" vs "i miei genitori avranno qualcosa da dire ai tuoi genitori"). E anche negli anni Sessanta / Settanta / Ottanta (e prima, e dopo) c'erano quelli che "sapevano fare" e quelli che sapevano convincere gli altri d'essere i migliori: Steve Jobs e Jose Mourinho, tra gli altri. Non tutti quelli che erano famosi per le elaborazioni del proprio motorino / della propria Vespa erano proprio i migliori... l'auto-promozione e' sempre stata importante.
Mi va di segnalarti un "pezzo" che scrissi tempo fa come involucro per un testo molto migliore, di A. A. Gill, sulla nostalgia come "motore" di Brexit:
Brexit e la nostalgia del tempo che fu.
Il resto della mia posizione riguardo a influencer, siti di successo e social networks e' riassumibile in questa frase tratta da The Social Netwok (ovvero: se metti insieme David "Seven" Fincher e Aaron "The West Wing" Sorkin e' difficile che venga fuori un film noioso):
(didascalia+traduzione per quando questa foto non sarà più visibile: "Se voi foste gli inventori di Facebook, avreste inventato Facebook" (invece che farmi causa perché pensate che Facebook abbia copiato una vostra idea))
@Jonathan65: e' da un pezzo che non ci sentiamo, e non vorrei essere stato troppo brusco nelle mie affermazioni: mi piacciono le discussioni robuste, e so che - nonostante la tua sensibilità - anche a te piace dire pane al pane e Ryzen 9 5900X al Ryzen 9 5900X.
In conclusione (ma c’è poi una nota), il significato del mio post originale del 2007 e' riassumibile in "Se una delle mie prime idee relative ad Internet mi avesse fatto diventare ricco, non sarei qui a parlare delle mie idee che non mi hanno fatto diventare ricco". Non ho obiezioni morali nei confronti di chi ha una buona idea, lavora sodo per metterla in pratica, e riesce a vivere bene. Io ci sono quasi riuscito.
Mi farebbe piacere leggere anche l'opinione di altri frequentatori del sito (non faccio nomi... SAPETE chi siete), soprattutto in caso di dissenso. Non siamo in Cina: il dissenso e' progresso, qui.
Buona serata e buona settimana,
Claudio
(*): Che poi nell'antica Grecia si pensava al futuro come a ciò che si ha alle spalle, visto che non possiamo vederlo, mentre il passato era considerato "davanti" a noi, visto che - memoria permettendo - era visibile.
E' da un pezzo che non si vedeva da queste parti! Vedo che sia tu che Alessandro siete più informati in fatto di influencer, nel senso che perlomeno ne conoscete i nomi. Io so solo che ce n’è uno che sta facendo soldi dopo essere passato al pugilato, il che offre pur sempre la speranza che prima o poi si ritrovi in un incontro non troppo morbido... ma sarebbe capace di "vendere" ad un buon prezzo anche quell'esperienza. Non mi pare sia stato menzionato ne' nei vostri commenti ne' da me, ma il centro del "lavoro" di influencer e' la trasformazione del privato in pubblico, dell'individuo in brand, il che comporta il rischio (l'impossibilita'?) di un ritorno ad un'esistenza più privata e raccolta. Un prezzo alto.
OK, allora proviamo ad averla, qualche buona idea, per tenere alto l'onore degli immigrati digitali (quelli della Generazione X, nati tra i Sessanta e gli Ottanta). Qualche spunto, non necessariamente informatico:
1) Vendita in saldo dei biglietti aerei all'ultimo momento ("last auar tichet seil", come si dice in itanglese): per riempire i voli al 100%, i passeggeri che rinunciano a volare (per fatti loro) non ricevono con Ryanair (e da altre linee aeree) un rimborso. Le linee aeree dovrebbero invece premiarli quando comunicano la rinuncia, in modo da incentivarli a contattare la linea aerea, che potrebbe rivendere i biglietti all'ultimo momento a chi, speranzoso e ricco di tempo più che di denaro (leggi: studenti, di solito) e' in aeroporto in attesa di queste offerte. Se ne parlava qui);
2) Basta, non ho altre idee, al momento. Come dicevo prima con quella citazione visiva di The Social Network, se avessi un'idea per inventare qualcosa di utile e redditizio, lo inventerei. Se ne avete, fatevi avanti...
Credo che anche in Italia, come qui in Inghilterra, le cripto-valute siano molto di moda da alcuni anni. E tante persone - soprattutto informatici per professione o per passione - si dilettano col “mining” delle cripto valute, attività che produce calore.
Come in Inghilterra, credo che anche in Italia vada di moda coltivare le verdure che mangi, cioè avere un orto..
Ora arriva l’inverno, e la scelta delle piante che si possono coltivare si riduce di molto, anche se sei dotato di una sera, visto che è necessario riscaldarla. E allora facciamo uno più uno, e piazziamo i computer per il mining delle cripto/valute nella serra, in modo da usare in modo proficuo il calore generato dalle operazioni di mining.
Addirittura, se uno volesse installare una “farm“ di computer per il mining delle cripto-valute potrebbe riscaldare una casa molto piccola, o qualche stanza.
Sembra un’idea originale? Purtroppo non lo è, L’ha già avuto qualcun altro (molti altri) negli ultimi anni, come potrete verificare con un motore di ricerca. Non è mai facile, avere buone idee….
Quanta gente conosciamo che riceve non solo le comunicazioni tra amici sui social network, ma anche le notizie (fonte: “il profilo Facebook di un tizio che conosco”), le previsioni meteo, le recensioni cinematografiche e televisive, i film ridotti a filmati di 30 secondi, gli album epici del prog rock ridotti ad un assolo di chitarra.
Mi sento come quel soldato giapponese, Hiroo Onoda, che si arrese solo nel 1974, dopo aver continuato per quasi trent'anni a credere che la guerra fosse ancora in corso. Nel mio caso, la "guerra" e' finita da un pezzo, e i social network hanno sconfitto i siti Internet, mi pare. Ma io continuo ad aggiungere funzioni, sperando che qualcuno (UE? Forze di mercato? Eventi imprevedibili?) mettano il bastone tra le ruote a FB, IG, X e compagnia danzante. La app. Le notifiche. Le scommesse sul football americano.
(Scusa Ale se hai riciclo qui un paragrafo che hai già letto.)
Spero che non vi siate fatti sentire, negli ultimi tempi, perché avete vinto la lotteria, o perché avete avuto quell’idea geniale auspicata più sopra e l’avete messa in pratica. Lo spero.
Buon weekend
Un articolo a caso
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