Massi di Moeraki, museo dell'aviazione e chiese - Viaggio in Nuova Zelanda #9
13/12/2025 | Claudio_VL | 0 commentiDopo balene, foche e mal di mare al largo di Kaikoura, scendiamo ancora verso sud, nel nostro viaggio in Nuova Zelanda. Destinazione Dunedin, circa 300km a sud.
Di prima mattina, di domenica, andiamo all'Ashburton Aviation Museum. Come previsto non c’è ressa, anzi: arriva il direttore del museo ad aprirlo, siamo i primi visitatori. Mi sento come un bambino in un parco giochi, ci sono un Harrier, alcuni Vampire, la cabina - visitabile - di un English Electric Canberra, e altri aerei interessanti.
Hawker Siddeley Harrier.

De Havilland Vampire.

E questo cos'è? Si tratta del Transavia PL-12 Airtruk (sic), un velivolo agricolo con una struttura inusuale, progettato dall'italiano Luigi Pellarini e comparso (l'aereo, non Pellarini) nel film Mad Max oltre la sfera del tuono. Pellarini progetto' anche altri velivoli, e lavoro' ad un progetto di auto volante. Due link per gli appassionati di aeronautica: 1, 2.

Questo insolito aereo agricolo, di costruzione australiana, fu il successore di due progetti di Luigi Pellarini, il PL-7 Tanker, prodotto dalla Kingsford Smith Aviation Service (azienda australiana) e il PL-11 Air Truck della Waitomo Aircrafts Ltd, costruito in Nuova Zelanda utilizzando componenti provenienti da North American T-6 Texan/Harvard dismessi dalla RNZAF (aviazione militare neozelandese).
Il Transavia Airtruk (sic, di nuovo: non ho conferme che sia "Airtruk" e non "Airtruck") volò per la prima volta nel 1965, nel 1984 ne erano stati costruiti 110 esemplari. Questo, ZK-DMZ, fu importato in Nuova Zelanda dall'Australia nel 1974 e, dopo 20 anni di volo nei ruoli di concimazione aerea (topdressing) e irrorazione con varie compagnie neozelandesi, fu ritirato dal servizio nel 1994. Si ritiene che sia l'unico aereo completo del suo tipo rimasto in Nuova Zelanda.
Ultimi preparativi della cabina del Canberra prima dell'ingresso del sottoscritto. Il Canberra ricorda il De Havilland Mosquito, e infatti ne fu l'erede nelle missioni di bombardamento e ricognizione ad alta velocità e alta quota. Non pubblico foto dell'interno della cabina, molto buia.

Usciamo dal museo, ripartiamo lungo la costa orientale di Te Waipounamu, l'isola meridionale della Nuova Zelanda, senza attraversare grandi città. Per qualche motivo vediamo solo chiese, per un po'.

Questa è cristiana, confessione sconosciuta.

Una chiesa della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno.

Ci sono anche pinguini, in Nuova Zelanda. Sarebbe stato carino vederli attraversare la strada in fila indiana, come una conga di maggiordomi in livrea. Ma non è successo.

Arriviamo a Moeraki, dove sulla spiaggia ci attende una delle curiosità della giornata, i Moeraki Boulders, i massi di Moeraki.

I massi di Moeraki (noti anche come Kaihinaki) sono massi sferici insolitamente grandi che si trovano lungo la spiaggia di Koekohe, sulla costa di Otago, tra Moeraki e Hampden. Sono sparsi, isolati o in gruppi, su un tratto di spiaggia che, in quanto riserva scientifica, è un'area protetta. Questi massi sono concrezioni settarie di colore grigio, concentrate sulla spiaggia dall'erosione costiera. In parole povere, sono massi, con un diametro che può superare i due metri.

Una leggenda Maori spiega che i massi sono resti di cesti di anguille, calabash (zucche a bottiglia, Lagenaria siceraria) e k?mara (patate dolci) lavati a riva dal relitto di Araiteuru, una grande canoa a vela. Secondo la leggenda, le secche rocciose che si estendono verso il mare da Shag Point sarebbero lo scafo pietrificato di questo (enorme) relitto, e il vicino promontorio roccioso sarebbe il corpo del capitano della canoa. La struttura reticolata dei massi, secondo questa leggenda, sarebbe per via delle reti da pesca della canoa.

Se vi piacciono i massi sferici sulle spiagge, ce ne sono anche a Mendocino, in California.

Se vi interessa vedere questi massi... affrettatevi. Stanno diminuendo sia per dimensioni che per quantità, a causa dell'erosione naturale dovuta al mare. Ne emergono di nuovi, ma mi torna in mente la Finestra Azzurra, che vidi a Malta nel 2003, anni prima del suo crollo: ci sono cose che sembrano eterne e diamo per scontate, e poi improvvisamente smettono di essere a nostra disposizione.


È il momento di andarsene.

Proseguiamo. Nomi come Waikouaiti Beach, Blueskin Bay, estuario di Purakaunui. Cormorani bianconeri e cormorani macchiati (Spotted shag , parekareka in maori, Phalacrocorax punctatus in latino) con la loro cresta punk e la loro mascherina verde intorno agli occhi. Un tramonto invernale sul mare (le stagioni sono invertite rispetto all'Europa, nell'emisfero australe).



In serata arriviamo a Dunedin, dove troviamo a fatica una camera in un bed & breakfast: meglio prenotare, in una località cosi' turistica e relativamente piccola (leggi: capacità alberghiera limitata, perlomeno nel 2010). Piazziamo le nostre cose in camera, l'auto nel garage, e andiamo a piedi in centro per cercare un posto dove cenare. Troviamo una specie di pub dove mangiamo le migliori ostriche della nostra vita. Abbiamo provato quelle del nord-est degli Stati Uniti, quelle scozzesi, quelle italiane (sarde), e altre ancora, ma queste di Dunedin, all'Irish bar "The Bog", sono le migliori. E a prezzi ragionevoli (nel 2010).

Una rara foto dell'autore di questo post, sulla spiaggia di Moeraki.

Per leggere il resto delle rivisitazione di questo viaggio in Nuova Zelanda: #RivediamoLaNuovaZelanda
Argomenti: aviazione, birdwatching, chiese e templi, foto aerei, foto Nuova Zelanda, mangiare, mare e spiaggia, musei aeronautici, Nuova Zelanda
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