Viaggio a Taiwan 2016, 11° giorno: Hualien-Taoyuan

La gente di Beipu (dove mangia?), i treni taiwanesi, la Fiat 500 che non c'e'

31/10/2016 | Di Claudio_VL | Commenti: 0
Mercoledì 26 ottobre, 11esimo giorno del biennale viaggio a Taiwan. Sono a Beipu, vicino a Hualien, davanti ad un locale chiamato Classic, dove sono stato in passato e dove ho appuntamento alle 9,30 con Tommaso, un italiano che vive da queste parti, che ho incontrato ieri molto per caso.



Le possibilita' di vederci, oggi, sono minime: impegni di famiglia, difficolta' nel tenersi in contatto (non ho un telefono taiwanese, il che mi rende impossibile accedere all'utile e onnipresente rete wifi iTaiwan), il fatto che intorno all'ora di pranzo ripartiro' per Taoyuan in treno, tutto contribuisce a rendere improbabile un nuovo incontro. Sono qui, seduto sullo scooter che mio cognato Bradley mi ha prestato, nel lato in ombra della strada, giornata umida, temperatura sopra i trenta gradi, e scatto foto ai passanti. Scooter, bici, auto nuovissime e altre molto meno (ma non vedo auto piu' vecchie di vent'anni), il postino, un anziano forse ex ROC Army, qualche ciclista (ma niente cicloturisti, ci sono strade alternative molto piu' pittoresche).



Questa è una delle rare volte in cui sono riuscito ad uscire di casa a Taiwan da solo, in dodici anni: sono sempre accompagnato da volenterosi, informati e competenti cognati, cognate e nipoti che vogliono mostrarmi spiagge, mercatini, negozi caratteristici, cibo eccezionale, templi, grattacieli e tutte quelle cose che mi interessano molto ma che occasionalmente vorrei vedere da solo ... se non altro per poterne digerire l'unicita', anziche' limitarmi a scattare due foto.



Sarebbe ora di colazione, ma come faccio ad aver fame? Se sei uno straniero a Taiwan, e sei ospite di una famiglia, ti dimenticherai il significato della parola "fame". Qui nella via principale di Beipu, chiamata Beipu Road, ci sono locali di tutti i tipi, per chi vuole mangiare. Il "Classic", il locale davanti al quale sto aspettando Tommaso, è un posto pittosto sfizioso, costosetto, con arredamento minimalista e molta attenzione al design, tanto che sono disponbibili per la lettura centinaia di riviste di design e architettura (anche in italiano). Il "Classic" e' chiuso, apre alle 11 di mattina, e ne ricordo con piacere i dessert che ho divorato in quantita' industriale durante una visita precedente.



Di fronte all'unico tempio c'e' il solito 7-Eleven, che ha cibo caldo e fresco, bevande, il bancomat (ATM in inglese), ci paghi le bollette e le multe, ed e' il cuore delle citta' taiwanesi (ci sono oltre 5.000 7-Eleven a Taiwan).

Ci sono mini-ristoranti (e caffe') con insegne in colori brillanti, di solito gialle o arancioni, con personale giovane e in uniforme aziendale, e sono franchigie, hanno quasi sempre il menu' anche in inglese (cosa che non capita in molti ristoranti a Taiwan, se uscite dalle zone acchiappa-turisti), aria condizionata, cibo adatto anche a palati occidentali non abituati ai sapori orientali di Taiwan.



Poi ci sono i posti tradizionali: locali genuini a gestione familiare, niente aria condizionata, non una parola (scritta o parlata) in inglese, cibo esposto dietro una vetrina unta su Beipu Road. Non ci troverete cibo adatto alla colazione come la intendiamo in Italia, non c'e' cibo dolce, non c'e' niente che abbia a che vedere con l'Occidente. A volte ci sono tavolini da giardino in plastica, altre volte compri il cibo e lo mangi altrove. Sono locali in cui un controllo sanitario (*) porterebbe alla chiusura immediata, in Italia. Ma se uno si interessa al cibo come cultura e come espressione del genius loci, lo spirito del luogo, mangiare in locali come questi e' indispensabile. Sono posti in cui ho mangiato spesso senza aver mai problemi gastrointestinali.

(*): carabinieri, polizia municipale, Guardia di finanza, Asl, ispettorato del lavoro, NAS. Quante organizzazioni possono ispezionare, multare, far chiudere un locale in Italia? Possibile che non si possa semplificare pensare in modo piu' semplice e ragionevole, nel Belpaese?



Entro in un'edicola con cartoleria, e vedo che in una vetrina hanno dei mangiacassette in vendita. With autoreverse! Quanti anni erano che non leggevo queste parole? Saranno fondi di magazzino tuttora in vendita, o sono li' per decorazione, pezzi di modernariato per attirare quaranta-cinquantenni che ricordano lo Walkman?

Esco dalla cartoleria, osservo le auto che passano. Nei giorni scorsi ho notato che le auto italiane, che fino a qualche anno fa erano ancora occasionalmente presenti, sono quasi scomparse, devo aver visto solo un paio di vecchie Fiat Punto. Pare un trend generale, non solo relativo alle aziende automotive italiane: anche delle altre marche europee si vedono pochissime vetture. C'è però un'azienda che sembra andare contro tendenza: Skoda. Qui nella zona di Hualien ho notato una dozzina di nuovissime Skoda, vari modelli. Non sono molte, ma essendo nuove, mi fanno pensare che c'è un importatore che sta lavorando, magari una campagna pubblicitaria, probabilmente anche un servizio assistenza. È come se nel momento in cui le altre aziende si ritirano ed escono dal mercato taiwanese, la Skoda avesse deciso invece di buttarvicisi e farlo suo. Onestamente, mi pare una buona mossa, e mi sarebbe piaciuto se l'avesse fatta un'azienda italiana, magari quella di Corso Marconi: la Fiat 500 pare fatta apposta per il mercato taiwanese, e non esportarla qui e' un'occasione sprecata.



Sono le 10:30, ci sono i soliti 32 gradi, anche se sono all'ombra sto sudando come fossi in un bagno turco. Il mio amico italiano non è arrivato, comunicare a sprazzi tramite Facebook Messenger, con connessione Internet occasionale non è esattamente il modo migliore per fissare un appuntamento. Aspetto altri dieci minuti, poi accendo lo scooter, infilo il casco, infilo le mani nei paramani antifreddo e riparto, e' ora di tornare al bed & breakfast di Bridget e Bradley per finire di preparare i bagagli.

A mezzogiorno preciso Bradley arriva. Ci porta a Hualien, dove mangiamo in un ristorante giapponese: non un ristorante dove fanno sushi, purtroppo, il che e' un peccato, avrei voluto mangiare qualcosa di freddo, in una giornata cosi'calda. Andiamo alla stazione, ci salutiamo. Il coloratissimo treno arriva, saliamo alle 14,05, il treno - il Taroko Express - parte alle 14,18 come previsto. Ferrovie, posta e altri servizi vennero migliorati molto dal governo giapponese che controllava Taiwan tra il 1895 e il 1945, e sono tuttora istituzioni rispettate e affidabili.



Niente rete wifi su questo treno, peccato. Seduti sui posti 21 e 23, mia moglie ed io siamo seduti fianco a fianco sul lato sinistro del Taroko Express, quindi andando verso nord non avremo la vista sull'Oceano Pacifico, peccato. Intorno a me le solite cose che tutti conosciamo e ci aspettiamo sui treni: tavolino apribile con incavo porta-bicchiere, ampia tasca flessibile davanti alle ginocchia, capace di contenere una grossa reflex, due porta-bevande sulla parete del treno, un gancio porta-abiti. Sedili reclinabili, lampadina per la lettura, e maniglia sopra il sedile con indicazioni in caratteri Braille. Non mi stupirei se arrivasse l'assistente di bordo che dice di allacciare le cinture perché siamo pronti al decollo... Va detto comunque che questo non è un treno ad alta velocità, uno Shinkansen. Il biglietto per Shulin, da dove poi prenderemo un treno locale per Taoyuan, ci è costato 469 TWD (13 euro) a testa, tanto quanto costerebbe la One-Day Travel Card a Londra...



Piccola mancanza: i sedili non sono dotati di prese elettriche o USB, ma forse è una pretesa eccessiva per un posto in 2a classe. Il treno e' ad assetto variabile, oscilla, per cui scrivere al computer puo' provocare chinetosi (mal di mare). Guardo fuori dal finestrino, fotografo fabbriche di cemento (diffuse nella parte settentrionale di Taiwan), ponti, case, poi torno a scrivere.



Su secondo treno, quello che ci portera' da Shulin a Taoyuan, non ci sono posti a sedere. In piedi vicino a me e a mia moglie ci sono tre ragazzine, studentesse sui quindici anni con la tuta da ginnastica della loro scuola. Fanno le scemette, mia moglie mi dice che è normale quando ci sono turisti occidentali, parlano a voce alta, ridono rumorosamente e occasionalmente saltellano. Alla stazione di Taoyuan ci viene a prendere il fratello di mia moglie. Andiamo a casa, ci rinfreschiamo, poi andiamo a cena a piedi: la serata e' fresca, la visita a Hualien e' servita a mettere in prospettiva la calura di Taoyuan, che ora mi pare molto piu' sopportabile.

Dopo cena andiamo in uno dei migliori negozi di bubble tea. Devo, devo tornarci!
Argomenti: destinazioni, foto Taiwan, Hualien e dintorni, racconti, Taiwan

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