Il naso torinese

Riconoscere l'origine di qualcuno non sempre è facile

04/03/2020 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Viaggiando si incontrano persone provenienti da molti posti differenti, di tanti gruppi etnici e nazionalità diverse. Col tempo mi sono illuso di saper riconoscere la nazionalità delle persone che incontro prima ancora che aprano bocca, prima di sapere il loro nome, o di vedere se la loro auto ha una targa straniera. La realtà mi ricorda spesso che non ho questa capacita'; in alcune occasioni mi capita di incontrare altre persone con questa illusione o pretesa, e a volte c'è di che ridere.

Una volta, non ricordo se ero in Italia o all'estero, un mio interlocutore italiano mi chiese di dove fossi. Risposi che venivo da Torino, e lui commento' "lo sapevo, hai il naso come tutti i torinesi che conosco!". Non ricordo la mia reazione: forse abbozzai, oppure mi misi le mani nei capelli.

Cosa c'è di sbagliato, o quanto meno opinabile, nell'affermazione del mio interlocutore?

Sono "torinese" (anzi, settimese) per nascita e cultura, e ho vissuto nello stesso Comune (nella stessa casa) per oltre trent'anni. Ma il mio DNA non e' torinese, non e' piemontese, non e' neppure di una sola regione: mamma e papa' non hanno sangue piemontese, e sono di due regioni differenti. Se il "naso da torinese" viene trasmesso col DNA, allora il mio naso non ha giustificazioni: sta abusivamente somigliando ad un naso geneticamente torinese.

Se invece questa e' una caratteristica che si acquisisce vivendo vicino alla capitale subalpina allora OK, il mio naso ha questa forma e queste dimensioni per quel motivo. Ma a questo punto ogni non-torinese che si trasferisse a Torino si ritroverebbe a veder il proprio naso cambiare per avvicinarsi, col tempo, all'ideale platonico della nasotorinesita'. Mi immagino una versione alternativa di Uno, nessuno e centomila: la moglie di Vitangelo Mostarda gli dice che ha un naso leggermente torinese, lui si stupisce, pensava di avere un naso completamente siciliano. Forse il signor Mostarda passo' un weekend a Torino e il suo naso muto'.

Nasi (autore Paul Topinard, immagine di pubblico dominio, fonte: Wikipedia)Il paradosso dell'idea del "naso torinese" (ma anche del vicino "naso cuneese" o del più remoto "naso polacco") e' che si basa sul presupposto che ogni individuo nasca in una località da genitori nati li', e viva tutta la sua vita nello stesso posto. L'idea di un naso torinese/cuneese/polacco/provenzale/bavarese smette di avere senso nel momento in cui si considerano i flussi migratori attuali, o quelli del dopoguerra, o quelli che nei secoli passati hanno portato tanti piemontesi a spostarsi verso i grandi centri urbani. L'idea di un "naso torinese" perde significato nel momento in cui l'affermazione "io sono di Torino" si scinde ed acquisisce tre possibili significati alternativi: 1) sono nato a Torino, oppure 2) provengo da una famiglia torinese, o 3) sono nato a Torino e provengo da una famiglia torinese.

Sarebbe come dire che il colore degli occhi, dei capelli, della pelle e' influenzato dal luogo in cui nasciamo, anziché dai nostri genitori e antenati. Seguendo questo modo di pensare si arriva a cassi assurdi: la famiglia Rossi, italiana, entrambi con capelli scuri, si trasferisce da Bergamo a Nairobi e concepisce un primo figlio, che nasce con la pelle scura. La famiglia si trasferisce poi in Groenlandia e concepisce un secondo figlio, che nasce (e cresce) con i capelli biondi e con la pelle pallida. Oppure una famiglia di colore si trasferisce a Milano e ha un primo figlio bianco, poi si trasferisce a Shanghai e ha un secondo figlio, questa volta con gli "occhi a mandorla".

Spero di avervi presentato la scoperta dell'acqua calda, ma non si sa mai.



Argomenti: antropologia spicciola

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